I viandanti

Due figure entrano nella taverna, accompagnate da un refolo di vento. Sebbene indossino mantelli con cappuccio, si possono distinguere una figura maschile e una femminile. L'uomo è vestito con pantaloni neri e stivali in cuoio logori, camicia e mantello. Ai polsi, due bracciali in cuoio, e alla cintura due pugnali lunghi. Un lieve strato di barba gli cresce sul pizzetto non rasato da un pò, e capelli castani e lunghi ricadono a incorniciare il volto e sulla fronte. Gli occhi, appena visibili, sono marroni, con lievi sfumature verdi ai bordi, sono vigili e socchiusi, e danno un'aria strafottente e arrogante, accentuata dai lineamenti del volto, molto giovanili.

Ciò che colpisce di più nelle figure è l'estrema pallidità dei volti. Un esperto in materia saprebbe riconoscere subito i due Diurni per ciò che sono.

L'uomo indica un tavolo alla ragazza con se, e vi si dirige.

Entrai subito dopo il mio compagno e subito mi accolse la fioca luce delle lanterne appese al muro della taverna.
In quel momento mi ero vestita nel mio solito modo, gonna lunga fino a terra, nera con righe d'orate abbastanza elegante, ed una casacca nera, molto leggera e comoda, alquanto scollata.
Sulla pelle nuda, portavo un paio di bracciali d'acciaio e degli schinieri sempre in acciaio nascosti dalla gonna. Alla cintura portavo una borsetta ed un pugnale lungo.
Il mio aspetto anche era il mio solito: capelli corvini che ricadevano lisci sulle spalle, gli occhi marroni, ma questa volta tendevano al grigio all'interno, la mia carnagione era ancora più chiara degli altri giorni.

Il mio compagno mi fece cenno di seguirlo, feci un sorrisetto attenta a non mostrare i canini appuntiti, poi lo seguii senza fiatare.

Si siede al tavolo e aspetta che anche la sua compagna lo abbia raggiunto. Dopodichè, ordina due birre, che gli vengono portate immediatamente, dato che il locale è quasi vuoto.
Osserva il boccale con aria esperta, fà roteare il suo contenuto, ne assapora l'odore, e poi, dopo essersi rilassato e tolto il cappuccio, ne beve un sorso con aria sognante.

Abbassa il boccale, si pulisce la bocca e parla con voce calma e ben modulata, cortese:

"Questa birra sà di piscio"

Appena arrivarono i due boccali stracolmi di Birra, suvbito ne afferrai uno e iniziai a bere avaramente.
Ascoltate le parole del mio compagno scoppiai a ridere e poco ci mancava che gli sputavo tutta la birra in faccia.

- Ahahah! Ma smettila, accontentati e basta, lo so, fa schifo anche a me, ma o voglia di bere e quindi bevo lo stesso! Viziato! -

Risposi con tutta calma alla sua buffa affermazione.
Chiusi gli occhi e cercando di rilassarmi, continuai a bere, facendo finta che quella fosse la birra più buona che abbia mia bevuto.

"Bah..."

Continua a bere la birra, che non era veramente cattiva, solo un pretesto per lamentarsi. Amaranth è fatto così, sprezzante per natura. Il Diurno è un enigma per lui stsoo, e passa da un estremo a un altro come niente; è un essere apatico, o si getta nei combattimenti, aiuta le donne indifese e sgozza gli sconosciuti per qualche spicciolo, ama la vita o cerca la morte. La sua compagna e consorte, Neevya, è l'unica a tollerarne l'incostanza.

Dà un altro sorso alla birra, più generoso, e rivolge lo sguardo e la parola alla sua consorte.

"Dunque, cara mia, siamo giunti finalmente in una città, e questo è bene... lo hai tu il biglietto d' invito a quella serata di festa, o qualcosa del genere?"

Non mi servì sforzarmi ad aprire gli occhi e guardare Amaranth per rispondere.

- Bene, bene... Bi... glietto? Mi spiace tanto deluderti, ma... No, non ce l'ho io... -

Risposi con tutta calma, quella calma che faceva saltare i nervi, quella calma indifferente a tutto e tutti.
Tornai infatti subito dopo a sorseggiare tranquillamente quel liquido che si definiva birra.
Già, mi potevo benissimo chiamare anche accidia, non si sarebbe notata alcuna differenza.

"Ah... emh..ur... non lo hai tu?"

Controlla rapidamente le tasche: una ampolla di un liquido rosso scuro, pugnale da lancio, spicci di ogni fattura, una radice da masticare, appunti di vario genere... niente biglietto.

"Mia dolce Neevya... ti ricordi di quando in quel paesino lungo la strada siamo stati improvvisamente colti da quel... emh... languorino... e che quei paesanotti di merda hanno notato la scomparsa di quella donna, e che ci hanno costretto a, come dire, ristrutturare la camera di taverna che avevamo preso... in particolare, la finestra, la abbiamo sfasciata per allontanarci rapidamente... il biglietto, che era nel cassetto... mi stai dicendo che non lo hai preso tu?"

Lo ascoltai senza fiatare e appena finì presi la parola.

- Si, si ricordo esattamente tutto e ti posso dire che... No, non l'ho preso io... Pensavo te ne fossi occupato tu caro... -

La mia solita calma snervante molto probabilmente stava iniziando a far arrabbiare Amaranth.
Almeno aprii gli occhi e lo guardai fisso nei suoi, tanto per dargli un contentino.

Mi voleva far alterare, e ci stava riuscendo benissimo. Amaranth aggrotta le sopracciglia e guarda fisso la ragazza.

"Quindi mi stai dicendo" dice con tono ingannevolmente calmo "che quando io ti ho detto -Prendi il biglietto- tu non hai preso il biglietto... e che quindi non abbiamo idea di dove andare... e che quindi siamo in una città straniera senza punti di riferimento... hai solo notizie disgustose o c'è la possibilità di sentire qualcosa di bello?" finisce la frase in un ringhio che scopre i canini innaturalmente lunghi.

- Mmmh... Perchè, mi hai detto "prendi il biglietto" ? -

Chiesi facendo la vaga. Non ricordavo assolutamente questo piccolo particolare.

- Non so che dirti, posso solo controllare dentro la sacchetta o nelle tasche... Non so.... -

Mi girai verso lo schienale della sedia dove era poggiata la sacca dando le spalle ad Amaranth. Iniziai a frugare fra tutte le cianfrusaglie che tenevo li dentro: collane, braccialetti, stoffe, bende, agendine, fogli, calamaio ancora nuovo e sigillato con penna... Un po di roba insomma.
Presi l'agenda e la poggiai sul tavolo, poi richiusi la sacca.
Tornai a rivolgere il viso al mio compagno, che stava iniziando a ribollire e con tutta calma aprii l'agenda ed iniziai a sfogliarla. Arrivai quasi a metà del libricino e presi uno dei tanti fogli che stava li in mezzo, lo aprii e lo mostrai ad Amaranth.

- Mmmh... Per caso è questo? -

Dissi sorridendo come una bambina, mostrando i canini affilati e porgendo fieramente il foglio.

Strappa di mano il foglio a Neevya e lo controlla. Si, era quello.
Si riappoggia allo scihenale, tranquillizzato.

"Meno male... allora lo hai preso te... sai bene che a quella cena saranno presenti parecchie personalità importanti... e qualche conoscenza altolocata ci farebbe comodo..." mentre parla si è alzato, e ha cominciato a camminare intorno al tavolo, coma fà sempre quando deve riflettere. Poi si ferma, alle spalle della sedia della giovane, mettendole le mani sulle spalle "sono ventuno anni che vagabondiamo senza meta per questa terra, prendendo ciò che ci serve da chi troviamo... non voglio morire così, piccola mia... e ho scoperto qualcosa di recente, che potrebbe dare una svolta alla mia, e alla nostra, vita..."

Ascoltai con molto interesse quello che aveva da dire Amaranth. Appena finì buttai la testa all'indietro in modo da poterlo vedere in faccia e nel mentre il cappuccio scivolò via dai miei capelli, lasciandoli liberi e farli ricadere sulle spalle.

- Sono pienamente d'accordo con te, amore... E potresti dirmi di cosa tratta questa "svolta"? -

Chiesi molto incuriosita, sfoggiando un larghissimo sorriso malizioso, mentre i miei occhi da normali, prendevano una piega di colore rosso brillante.

Abbassa la testa, avvicinandola a quella della ragazza, mentre sorride leggermente anche lui.

"Mi riferisco, a una leggenda di queste terre... la leggenda dei 6 saggi..." una mano si stacca dalla spalla, e con la punta del dito accarezza il collo della giovane "per farla breve, ognuno di loro possedeva un artefatto magico di incredibile potere... e uno di loro in particolare mi interessa... si tratta di un flauto magico.. con qualche potere interessante..." oramai le lebbra dei due erano vicinissime, ma all' ultimo Amaranth deviò, scendendo a baciare il collo della sua consorte.

"Che ne dici, amore mio, sarebbe interessante possedere siffatto potere di incantare le folle... non trovi?"

Mi attirò molto la storiella che aveva da raccontare il mio caro Amaranth. Si... Si poteva fare e come.
Iniziai ad immaginarmi con questo potente flauto in mano, e avere il controllo su tutta la folla a me e circostante.
Tornai al mondo reale dopo aver sentito il bacio sul collo da parte del mio compagno. Adoravo quei suoi baci, ogni volta rabbrividivo.

- Mmmh... Ne avevo sentito parlare di questa favoletta... Non ho mai creduto alle leggende, però se tu ne sei così convinto non posso far altro che assecondarti. -

Dissi rimanendo ad occhi chiusi e mostrando un perfido e malizioso sorrisetto.

Si ritirà su, rimenendo in piedi con le meni sulle spalle della ragazza, meglio non attirare troppo l'attenzione.

"Amore mio, altro che favoletta" sospira, poi riprende a parlare "questa è una storia ben documentata, e non appartenente nemmeno a un passato così remoto."

Improvvisamente si gira, e esamina la folla. Nessuno sembra prestare troppa attenzione alla coppia, e meno male... meno male per lui, naturalmente.
Torna a rivolgersi a Neevya, sussurrandogli all' orecchio.

"Una storia abbastanza solida e credibile da non aver attirato una solo coppia alla sua ricerca... evitiamo di parlarne in luoghi pubblici, sarebbe scomodo se la concorrenza (e non ho dubbi, ci sarà sicuramente la concorrenza) venisse a sapere che altri pretendenti si sono uniti alla caccia."

Ero comunque sia titubante su questa storiella, anche se c'era la concorrenza e che non solo Amaranth ne era interessato.

- Beh... Voglio crederti, e spero davvero che non sia una favoletta, ma che sia tutto vero, lo sai come sono fatta no? -

Dissi a tono normale, tornando seria e rialzando la testa e portare i miei occhi sul boccale di birra ormai vuoto.

- E sentiamo, come vorresti iniziare le ricerche? O da dove vorresti iniziarle.... Questo flauto potrebbe essere sparso in tutto il mondo, oppure addirittura essere diviso in pezzi e questi suddetti pezzi essere sparsi in giro... Tutto è possibile caro mio! -

Poi, senza aspettare una risposta del mio consorte mi alzai di scatto in piedi e iniziai a sventolare una mano in direzione dell'Oste ed iniziai a chiamarlo.

- OOOOOSTEEEEE!!! -

Cretina!!!

Amaranth sobbalza al sentire la ragazza che non solo prosegue tranquilla con l'argomento, ma richiama anche l'attenzione dell' oste, un tipo grasso e zozzo, che li guarda e si avvicina con ancora uno straccio in mano.

"Cosa desidera madamigella?" dice con una voce che è a metà tra una colica di un drago e una zanzara gigante.

- Che c'è? Perchè sobbalzi senza motivo?! -

Dissi tranquillamente come una bambina, con aria innocente.
MI accorsi dopo che l'Oste era giunto al nostro tavolo ed appena fermatosi mi rivolse la parola e risposi immediatamente, rimettendomi comodamente seduta.

- Portatemi un'altro boccale di questa... Birra... -

Dissi prendendo il boccale vuoto e schiaffandoglielo in mano in maniera brusca.

L' oste è lievemente offeso dal comportamento della ragazza, e stà per rispondergli in malo modo, quando per la prima volta nota alcuni piccoli particolari nei due, oltre alla pallidità, il sorrisetto che sfoggia lei, quello più simile a un ghigno di lui, le movenze e l'oscurità che sembra accompagnarli perennemente...

Amaranth e Neevya sono inquietanti, qualcosa induce le persone a schivarli, il loro essere mezzi vampiri è avvertibile dagli umani, sebbene non al livello conscio.

E' Amaranth a toglierlo dai pasticci, sfoggiando un'altra delle sue doti. Il volto si rilassa, e la voce del Diurno si fà più calma, tranquilla eppure decisa.

"Anche per me, grazie, e prendiamo una stanza"

Appena l'oste si allontana torna a rivolgersi alla consorte.

"Sciocca ragazzina! Ti avevo appena detto che non dobbiamo attirare l'attenzione! Ci sono un sacco di persone pericolose in giro, amore mio..."

la buffa osservazione da padre che deve ammaestrare un figlio mi fece ridere.

- Tipo noi? -

Dissi prima seriamente però subito dopo scoppiai a ridere assai forte, attirando gli sguardi di qualcuno li vicino a noi. Purtroppo nella risata i canini si vedevano alquanto bene e gli sguardi della gente divennero ben presto spaventati e confusi.

Per la seconda volta in dieci secondi, Amaranth trasilisce, vedendo la consorte che ride come una bambina.

"Sai, ho la senzazione che tu non stia prendendo la cosa con la dovuta serietà... direi che adesso andiamo in camera... OSTE!"
Richiamato dal giovane (e dalla risata di lei), l'oste si riavvicina, anche se si mantiene a distanza di sicurezza.


"Le chiavi della camera, oste... quando l'uomo gliele porge, Amaranth quasi gliele strappa di mano.

Torna a rivolgersi a Neevya: "Abbiamo una stanza, ce la fai a azionare la testa prima di parlare o dobbiamo continuare in camera?"

Vedendo Amaranth alquanto adirato, mi zittii subito mettendomi una mano davanti alla bocca.
Guardai poi l'oste con fare indifferente, mentre porgeva le chiavi della stanza al mio compagno.
Appena Amaranth mi disse che mi avrebbe portato in stanza se non l'avessi smessa, subito tornai seria, abbassando la testa.

- E... Ehm... Si, scusa, me ne sto calma e seria... Non voglio andare in camera... - Stetti qualche secondo in silenzio, poi alzando lo sguardo, fissai negli occhi Amaranth coi miei che erano diventati rosso acceso. - ... Per adesso. -

Che occhi...

Rimane incantato per qualche secondo dagli occhi del suo amore, per poi riscuotersi.

"Si, in camera ci andremo dopo... intanto, ora che abbiamo l'invito a questa cena, passeremo qui qualche giorno e poi ci rimetteremo in cammino. Stai attenta d'ora in poi! Non sappiamo chi possiamo trovarci davanti, e abbiamo urgente bisogno di alleanze e appoggi." mentre parla si è riseduto al tavolo, e ora si allunga avvicinando il suo viso a quello di Neevya e abbassando la voce "questa è un'operazione differente dalle nostre solite, dovremo ammazzare di meno e chiaccherare di più."

- Quanti giorni? -

Chiesi con voce sensuale. Appena Amaranth avvicinò il suo volto al mio, il mio sorriso si allargò ancora di più, e feci schioccare i denti seguito da un leggero ringhio sommosso.

- Oh va bene, come desideri... Uccideremo di meno... Che peccato però! -

Dissi a voce bassa in modo che solo lui potesse sentirmi. Poi con la lingua andai a leccarmi le labbra e poi i canini affilati, mantenendo lo sguardo su di lui.

Con un notevole sforzo di volontà mi trattenni dal trascinarla subito in camera e sul letto... non per nulla eravamo una coppia perfetta.

"Beh, dai, non ho detto che non dovremo più uccidere... ci si deve pur nutrire. però, magari, eviteremo di farci notare troppo, sai... sgozzamenti pubblici, magari qualcuno non lo prosciughiamo del tutto... insomma, cerchiamo di apparire meno pericolosi possibili... dobbiamo spingere i nostri potenziali avversari a sottovalutarci... e quando si accorgeranno dell' errore sarà troppo tardi!" mentre finivo il discorso mi avvicinai sempre di più, e quando coclusi l'ultima frase poggia finalmente le mie labbra su quelle della mia consorte.