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 Legge e Tranquillità - IL PALAZZO DEL BORGOMASTRO

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Giustiniano
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MessaggioTitolo: Legge e Tranquillità - IL PALAZZO DEL BORGOMASTRO   Legge e Tranquillità -  IL PALAZZO DEL BORGOMASTRO Icon_minitimeDom 8 Ago 2010 - 16:41

La facciata del nuovo palazzo, voluta e finanziata dal Borgomastro in cambio di una piccola quota che veniva sommata mensilmente alla sua rendita, era di uno stile frammisto di sobrietà e fastosità, fatta di pareti lisce e linee rette sormontate da doccioni a forma di drago e di sirena.

Al centro del palazzo, uno stemma con un orso rampante su un albero di sambuco. Qualche maligno scherzava su quello stemma dicendo che l'orso era la moglie che spogliava l'albero Borgomastro dei frutti della sua eredità, ma in realtà il Borgomastro non aveva mai spiegato a nessuno cosa significasse esattamente quello stemma.

All'entrata due guardie armate di tutto punto in armatura a piastre e selezionati nella guardia cittadina in base alla loro elevata statura, erano severamente poste a controllare il pertugio che fungeva da porta. In realtà il portale sarebbe stato alto quattro metri con una apertura quasi altrettanto larga, ma il Borgomastro aveva fatto imbottire l'arcata in marmo da un'altra costruzione in legno, la cui apertura era invece larga un paio di metri e alta poco più di un metro e mezzo. Sopra l'arco di legno, era stata posta una statua raffigurante una donna bendata che teneva una spada in una mano e una bilancia nell'altra. Poggiata sopra la bilancia, una colomba. Quella simbologia non era stata molto chiara ai cittadini di Zeldaf a cui risultava quasi un rebus, ma il giorno dell'inaugurazione delle sale aperte al pubblico, il Borgomastro aveva spiegato chiaramente che la donna bendata rappresentava la giustizia, una dea che non ha occhi, ma giudica solo in base ai fatti che vengono posti sui piatti della sua bilancia e pronta a punire con la spada chiunque avesse intentato l'imbroglio nei suoi confronti. La colombra rappresentava invece la pace.

Ecco dunque l'intento del borgomastro nel costruire quella piccola porta di legno nel grande portale di pietra: per entrare nella sua "Rathaus", come la chiamava lui in un linguaggio sconosciuto al popolo di zeldaf, tutti avrebbero dovuto inchinarsi alla giustizia e alla pace.

Passata la piccola porta di legno, i cittadini si trpovavano di fronte ad un corridoio con due vani, uno in ognuno dei lati. Nel lato a destra, si trovava una nicchia adatta a ospitare un pubblico impiegato posto lì per dare informazioni con il suo tavolino di legno su cui erano poste piantine dell'interno della Rathaus e un'altra sedia, su cui sedeva un ufficiale della milizia cittadina col compito di disarmare tutti i visitatori.
Nell'altro vano, più profondo e coperto da una specie di grata in legno, vi erano delle panche su cui erano seduti quattro arcieri di cui due tenevano sempre la freccia incoccata.

Entrare con intenzioni bellicose nel palazzo del Borgomastro era piuttosto complicato.

Subito usciti dal corridoio si arrivava a due porte, dotate entrambe di una grossa grata in ferro a sbarre con l'occhio forato, di cui una delle due aveva un disegno che per molti in paese era un vero e proprio rompicapo: la foratura cambiava senso a circa metà della gabbia, per cui molti non capivano come avesse potuto fare il fabbro a fabbricarla...

La porta con la gabbia normale, portava alla sala delle questioni economiche e civili, la porta con la sbarra rompicapo, portava alla sala delle udienze penali.

Entrambe le grate erano molto pesanti e infatti vi era bisogno di almeno quattro guardie che dall'interno, riuscissero, smuovendo le pesanti ruote di legno a sollevare le grate incernierate in grossi binari di pietra.

La cosa singolare di tutto il palazzo era l'uscita: Un piccolo, semplice corridoio di pietra frammezzato da archetti istoriati con vessilli estemmi cittadini e anche qui, ad ogni archetto ci si doveva inchinare per poter passare, rendendo omaggio alle organizzazioni, corporazioni e gilde cittadine. L'ultimo stemma, posto ad una altezza inferiore che obbligava gli uscenti ad inchinarsi un pò di più era di nuovo lo stemma dell'orso rampante sul sambuco. Un piccolo vezzo di vanità del Borgomastro... decisamente si.

La porta di uscita era di legno, con un chiavistello a corda e contrappesi, sistemata con delle maniglie di legno e ottone su una pedana di ferro forata in alcuni punti, la cui posizione permetteva di uscire ma non permetteva di bloccare la porta, che una volta richiusa era impossibile aprire dall'esterno e che dava sulla piazza del mercato. Poco più in la, lungo una parete adiacente, riparata da uno stretto vicolo costruito ad arte, la finta facciata della bottega di un tonsore, con la perenne scritta "torno subito" esposta da un vetro della porta, che il Borgomastro utilizzava come uscita segreta per non dare nell'occhio nelle sue passeggiate.

Una volta usciti dal palazzo, meccanismi e catene facevano intendere che la porta di uscita veniva bloccata da sbarre che cadevano dall'alto, ma nessuno sapeva con certezza, come fosse il meccanismo.

Ecco, questo è il palazzo del Borgomastro... Benvenuti nella città di Zeldaf e che pace e giustizia, siano con voi.
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