Ricordi di due Diurni

Avevamo abbandonato quella taverna ed eravamo usciti dalle mura della cittadina in cui ci trovavamo.
Per la prima volta dopo tantissimo tempo mi sentivo rilassata e le mie ossa non scrocchiavano più di tanto quando mi stiracchiavo. Già, troppo tempo che non dormivo su un letto decente e comodo.
Anche Amaranth sembrava alquanto rilassato e riposato.
Gli rivolsi uno sguardo di sottecchi e ridetti sotto i baffi.

- Allora? come i senti, dopo questi bei giorni passati in quella locanda e... in camera? -

Chiesi maliziosamente cercando di provocarlo.
MI piacevano troppo le sue reazioni alle mie provocazioni costanti, diventava improvvisamente impacciato e buffo.

L' aria fresca del mattino scompiglia e fà cadere un ciuffo dei capelli del giovane sulla sua fronte, a coprirgli un occhio.
E' una giornata afosa e secca, ma il loro sentiero è in una zona obreggiata da una rupe che fà ombra alla coppia.
Con un soffio, Amaranth fà risalire il ciuffo e si volta verso la compagna.

"Si, grazie al cielo abbiamo raggiunto Huldar con qualche giorno di anticipo sulla tabella di marcia, e ci siamo permessi di riposarci per qualche giorno."

Non si accorge nemmeno della provocazione nella frase di Neevya, è troppo perso in uno dei suoi momenti in cui tutto il mondo gli sembra una sorpresa. Anche se ha passato i sessanta anni, il Diurno è ancora capace di stupirsi ogni istante per la meravigliosità del mondo che lo circonda.

"Era una giornata propio come questa, il nostro primo giorno insieme."

Voltai di scatto la testa dall'altra parte dopo essermi resa conto che il mio intento di provocarlo non andò a buon fine. Però, le sue ultime parole mi tranquillizzarono immediatamente... Quelle poche parole messe insieme mi fecero uno strano effetto al petto.
La mia mente andò anni e anni addietro, arrivando finalmente a quel momento, a quel giorno... Il giorno in cui ci incontrammo per la prima volta, anzi, che lo incontrai io...
Mi scappò una risatina soffocata ripensando a quel momento.

- è vero, era proprio come oggi il tempo e... Ogni volta che ripenso a quando ti sei svegliato e mi hai visto... Mi viene sempre da ridere! -

Scoppiai a ridere fragorosamente di botto, portandomi una mano davanti alla bocca cercando di trattenermi un po.

Anche Amaranth inizia a ricordare.

FLASHBACK

La notte, le fiamme, le lame... il sangue. E poi il risveglio, con la luce che entrave in quella grotta che avevo così a lungo chiamato casa.
E poi... lei.
Era in ginocchio accanto al mio letto, con il volto appoggiato alle coperte, e mi guardava.
Mi persi in quel viso, in quegli occhi, ardenti e profondi.
Alla fine, raccolsi il fato per dire: "Chi sei tu?"

- FLASH BACK -


Ero li, seduta su uno sgabello in legno, con la testa appoggiata sul letto, a guardare il ragazzo che avevo salvato il giorno prima.
Lo guardavo incuriosita, con gli occhi sbarrati, diventati rosso acceso.

- Finalmente ti sei svegliato, dormiglione -

Dissi facendo una risatina quasi da presa in giro.

- Eri ridotto piuttosto maluccio sai? - Altra risatina malefica. - Comunque, io sono Neevya, E tu, dormiglione? -

Risi ancora, questa volta scoprendo i miei canini, stranamente lunghi.

I denti. Aveva i canini troppo lunghi. Come quelli del maestro. Feci rapidamente un riassunto della situazione. Questa ragazza mi aveva salvato la vita, strappandomi dallo stato morente in cui versavo perchè... il maestro mi aveva trasformato?
Non ricordavo, era tutto molto confuso... e io mi sentivo debole.
La risata della ragzza mi innervosì un pochino, ma risposi alla sua domanda.
"Il..il mio nome è Amaranth... e... senti, c'era un altra persona con me... dove è? Un elfo..." tralascia di dire che era un vampiro, nella improbabile speranza che non se ne fosse accorta.

- Amaranth, che bel nome! -

Dissi come una bambina, continuando con la mia risatina sotto i baffi.

- Comunque non lo so. Io ho raccolto soltanto te perchè eri l'unico ancora in grado di vivere. Perchè? -

Chiesi incuriosita con molta leggerezza. Sembravo un ragazzina che va ficcando i naso anche dove non dovrebbe in cerca di sapere cose nuove.

L'unico in grado di vivere...
Allora era vero.
Anlek era morto.

A fatica, mantenni la calma. Un altro pensiero mi attraverò la mente. Lui mi aveva parlato spesso dei mezzi vampiri, trasformazioni venuta male e distorte, detestabili abonini, ai suoi occhi. Non provavo l'impulso di saltare al collo e di bere il sangue di Neevya. Di sicoro non di berla.
Ma allora... Anlek era morto nel bel mezzo della trasformazione... era possibile che...
Con mano tremante mi toccai un canino. Appuntito. La mia mano scese sul petto. Il cuore batteva, e forte pure.

Riportai lo scguardo su Neevya.

"Non per essere sfacciato... ma sei.. una vampira per caso?"

- Non è esatto definirmi Vampira... Sono una diurna. -

Dissi ridacchiando e divertita.

- Perchè? Che c'è che ti preoccupa? E comunque non hai risposto alla mia domanda di prima. -

Questa volta cercai di mantenermi seria allo sguardo di Amaranth.
MI misi più comoda, poggiando i gomiti sul letto e il meno sulle mani incrociate.

"Ah..."

Ecco cosa ero, probabilmente. Un mezzo vampiro. Feccia.
Mi accorsi che non me ne importava molto. Ero Amaranth Lawless, prima di tutto. Il resto non intaccava la mia personalità.
Mi tirai su a sedere sul letto, e me ne pentii subito.
Una fitta troce mi raggiunse al costato, facendomi quasi perdere conoscenza.
Sollevai le coperte e vidi che ero a petto nudo, e quasi interamente fasciato sullo stomaco e sul costato.

"Aigh...... si... l'altro... era..." ripresi fiato un attimo, mentre il dolore scemava "era il mio maestro, nonchè il mio più caro amico..."

- Ah no, no! Devi stare fermo a letto, se non guarirai mai! Non vorrai mica che ti si riaprano le ferite?! -

Dissi di corsa. Facendo un piccolo salto agile che non mi recò molto sforzo, mi portai sopra le sue gambe in ginocchio. Con un dito premetti contro il torace e senza tanta fatica lo spinsi di nuovo sdraiato, da quando divenni diurna, la mia forza fisica Aumentò notevolmente.

- Era il tuo maestro? Quindi anche lui era un Vampiro!... Allora era la sua la presenza che ho avvertito... Mmmh... -

Dissi portandomi l'indice alla bocca e mettendomi a pensare.

Non cercai di contrastarla mentre mi ributtava sul letto, avevo davvero bisogno di riposo.
improvvisamente mi sentii stanchissimo, a pezzi. Chissà quante altre ferite avevo. Sentii un moto di gratitudine per quella giovane che mi aveva salvato, quando poteva benissimo lasciarmi li a morire.

"Perchè lo hai fatto? Ero moribondo.. chissà quanto ti sei adoperata per guarire uno che nemmeno conosci... perchè?"

- L'ho fatto perchè... Perchè... Vediamo... Non lo so! Forse perchè mi facevi pena e non mi andava di lasciarti li a morire! -

Dissi ridendo, anche se non c'era un bel niente da ridere. Io mi divertivo così, quasi come a prendermi gioco della gente.
Scherzando e facendo battute idiote su qualsiasi cosa.

Gli avevo fatto pena... donna di buon cuore, davvero.
Per la prima volta mi trovai a pensare a quanti anni poteva avere. Era più piccola di me, senza dibbio. Forse qindici, o sedici. Giovane in ogni caso.
La ragazza si trovava ancora sulle mie gambe, poggiando oltretutto con le ginocchia.


"Beh, grazie di tutto, sei molto gentile a occuparti cosi di me... e... potresti spostarti di li, cortesemente? Comincio a non sentire più le gambe..."

- Ma figurati! Non devi ringraziarmi! -

Continuavo a idere come una bambina. Forse per la prima volta mi sentivo quasi un eroina, avevo salvato una vita... Vita... Un momento, non è proprio una vita, ma va bene comunque...
Poi lo sentii lamentarsi e con un balzo agile, quasi lievitando in aria, tornai sul pavimento in piedi accanto al suo viso.

- Oooops, scusami tanto, non volevo! -

Dissi facendo un leggero inchino, ma lo feci quasi come una presa in giro.

Amaranth si rilassò finalmente. Si sentiva al sicuro li, e non aveva assolutamente voglia di preoccuparsi... voleva solo dormire... e riposare...

"Grazie davvero... Neevya..."

Perde conoscenza, di nuovo troppo debole. Però lo sguardo stavolta è sereno, rilassato, quasi felice.

Dopo che Amaranth mi ebbe ringraziato nuovamente perse i sensi.
Io, invece, mi rimisi come prima, seduta sulla sedia li accanto, con la testa sul letto a fissarlo mentre dormiva.

" Sogni d'oro, dormiglione...."

Pensai, mentre anche io, piano piano, chiudevo gli occhi, ed andavo a fargli compagnia nel sonno.


FINE FLASHBACK


Mi scossi dal ricordo di quel giorno, tornando nella realtà, al presente in cui ci trovavamo adesso io e Amaranth, dopo ben 60 anni da quel giorno.
Poi, a bassa voce, gli parlai.

- Adesso, in questo poco tempo, ho rivissuto quel giorno, specialmente quel momento in cui ti trovai e che tu mi vedesti per la prima volta... -

FINE FLASHBACK

Lo sguardo del Diurno percorre tutto il panorama, i pini alla sua destra, il sentiero su cui camminano che svanisce dietro una svolta, la roccia alla sua sinistra... poi abbassa gli occhi a incontrare quelli di Neevya.

"Me lo ricordo bene quel giorno... è stato l'inizio di due cose meravigliose... la mia nuova vita e il nostro amore..."

Sorride alla sua consorte.

"Si può dire che ti amo da quando sono nato!"

Andai ad incrociare lo sguardo di Amaranth.
Feci una risatina maliziosa, ma comunque in quel momento solo Amaranth avrebbe potuto interpretare quella risatina dall'apparenza maliziosa, ma che invece esprimeva affetto e dolcezza.

- Invece li per me iniziò solo il nostro amore, ma io non riuscii ad amarti subito... Mi ci volle del tempo... -

Dissi mentre passavo ad un' espressione seria,a ma mantenendo il volto rilassato.

Era vero, i nostri inizi erano stati parecchio turbolenti...

"Però una cosa non possiamo negare, anche nei momenti più oscuri siamo sempre stati una persona amica, in ogni situazione abbiamo sempre saputo che potevamo contare l'uno sull'altra."

Ancora una volta lo sguardo di Amaranth si perde nell'immensità dell'orizzonte.

- Già... Proprio anche nelle situazioni peggiori... Ci siamo sempre sostenuti a vicenda e nulla è riuscito a separarci! -

Non tolsi il mio sguardo da dosso ad Amaranth. Dissi queste parole con una certa fierezza.

- E comunque... Certo chene abbiamo passate proprio di cotte e di crude!

Allungai un braccio, portandolo attorno alla spalla di Neevya e attirandola a me.

"Già... in sessanta anni abbiamo rischiato la pellaccia almeno qualche migliaio di volte"
Non era una cifra a caso, la vita dei due era statà sempre una continua scommessa con la morte, e lo era ancora.